




Secret, app anonima ma social
Lanciata a fine gennaio, la bacheca dei messaggi senza nome né nickname finora aveva fatto presa soprattutto tra gli startupper americani. Adesso punta al grande pubblico, con 25 milioni di finanziamenti e una mossa a sorpresa: l’integrazione con Facebook.
“Voglio trovare una fidanzata, andare a convivere, prendere un cane”. “Ho appena dato le dimissioni, d’impulso, senza un altro lavoro pronto. Terrore e sollievo”. “Questa non è la vita che voglio vivere”. Sono frasi così quelle che popolano Secret, il nuovo, atipico social network che prova a farsi largo in mezzo ai giganti del settore. La si potrebbe definire l’app della sincerità e per una ragione molto semplice: tutti i messaggi sono anonimi, pubblicati senza avere sopra un nome, un cognome, un nickname.
La battaglia del confessionale digitale
A dire il vero, Secret – lanciata lo scorso gennaio da David Byttow and Chrys Bader, due degli sviluppatori di Google Plus – non è nemmeno l’unica applicazione del genere. A precederla di quasi due anni nel campo dell’anonimato social, già nel marzo 2012, c’era stata Whisper. Un’altra startup californiana, capace di arrivare a oltre tre miliardi di utenti mensili e di racimolare nel tempo 60 milioni di dollari di finanziamenti. Anche Secret si è data da fare e, lo scorso 14 luglio, ha annunciato di aver raccolto 25 milioni di dollari da investitori vari. Una valutazione approssimativa, per entrambe le società, è di 100 milioni di dollari.
Con Facebook, fuori dalla nicchia
A differenza di Whisper – molto più “pop” fin dalla grafica – Secret ha preso piede in fretta soprattutto in una nicchia ben precisa e pregiata: l’ambiente delle startup tecnologiche americane. Il regno del gossip aziendale, diventato d’improvviso anonimo. Ma gli ideatori puntavano a raggiungere anche utenti più “comuni” e così hanno annunciato il passo fatidico: l’integrazione tra la loro app e Facebook. Con la nuova versione di Secret, chi si iscrive potrà scegliere se registrarsi con le proprie credenziali di Facebook e collegare tra loro i due servizi.
Fonte: lastampa.it – Stefano Rizzato
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